venerdì 14 dicembre 2007

Sondaggio Borri


Quanti studenti universitari che frequentano gli spazi di via Ottorino Rossi, usano la bici? Quanti la utilizzerebbero se:
Viale Borri fosse più sicuro da percorrere?
Ci fosse una rastrelliera per parcheggiare in modo sicuro la bici?
Se avessero una bici efficiente da utilizzare?
Se il clima fosse più mite?
Se ci si potesse andare in gruppo?
Quanti lavoratori raggiungerebbero la fabbrica se:
Ci fosse la possibilità di potersi cambiare e fare la doccia all’arrivo?
L’orario di ingresso fosse più flessibile e considerasse il tempo per cambiarsi e fare una doccia?
Se ci fosse una rastrelliera per biciclette coperta?
Se l’azienda aiutasse a comprare una bici nuova?
Mi piacerebbe ricevere qualche risposta e qualche suggerimento per aumentare la lista di queste possibilità.

Il tratto in salita


Il tratto in salita che, superata la strozzatura del punto più stretto, all’altezza della traversa dell’ospedale, sale verso il supermarket, è portetto da una serie di transenne fisse, in tubo di acciaio verniciato, di rosso e bianco. Sono state messe queste transenne per proteggere i pedoni che, però, scelgono comunque l’altro lato della strada, dotato di un marciapiede. Il loro vero scopo è impedire il parcheggio selvaggio degli utenti dell’ospedale. E’ percorribile da una Bici, ma non è pensato per questo. Potrebbe essere pericoloso sbattere con il manubrio su queste transenne. la corsia non è di larghezza omogenea e sgombra, ci sono scoli dell’acqua, anche molto profondi, interruzioni, in cui le macchine accedono e parcheggiano.
Un modo alternativo per inibire il parcheggio potrebbe esserci. Una corsia ciclabile sopraelevata o una corsia mista, bici/ pedoni, toglierebbe un po’ di spazio alle macchine, sarebbe utile, è il tratto più faticoso di Viale Borri e non sarebbe una spesa eccessiva.
La discesa, dall’altro lato della strada, è più facile da percorrere ad una buona velocità, inoltre c’è il marciapiede che potrebbe includere la corsia ciclabile, sopraelevata rispetto alla strada, ma più bassa del marciapiede.

martedì 4 dicembre 2007

Inizio corsia

In Viale Borri non c'è molto traffico pedonale. In alcuni punti critici per il ciclista, in cui la carreggiata si restringe ed è in salita, si può pensare di ridurre lo spazio al marciapiede (da mettere tutto dalla parte in discesa, più semplice per le bici), per lasciarlo ad una corsia ciclabile.
Il lavoro di un marciapiede è costoso ma utile, per la sicurezza avere dislivelli che impediscano le invasioni dell'automobilista.
Le rampe dei marciapiedi sono molto ripide. Sono pensate per i passi carrabili, qualche portone e cancello che deve avere lo sbocco allo stesso livello della strada. Non credo siano pensate davvero per l'abbattimento delle barriere architettoniche. Percorrere un marciapiede in BC è come andare sulle montagne russe. Rampe più lunghe, per la salita sulla corsia ciclabile in dislivello rispetto la strada e rispetto il marciapiede, potrebbero essere fatte così.

sabato 1 dicembre 2007

Progetto Borri. Bivio con via Gasparotto


Salendo Viale Borri, nel tratto in salita in corrispondeza del bivio con Via Gasparotto, dopo un breve tratto in cui si restringe, si sdoppia in due corsie. A sinistra si sale per il viale ed a destra si scende per via Gasparotto, quì gli automobilisti cambiano corsia, se il ciclista vuole continuare dritto deve prestare attenzione alle automobili che taglieranno la sua strada. Questo è il punto più pericoloso dell’incrocio. In realtà la corsia di sinistra è molto lunga, per assorbire eventuali code di auto in attesa al semaforo, ma il punto in cui la strada si sdoppia è il punto in cui le auto cambiano la corsia, non lo fanno per tutta la lunghezza fino al semaforo. E’ stata data la possibilità di effettuare il cambio per tutto il tratto per agevolare gli automobilisti alle velocità più sostenute.
Scartando inverosimili ed economicamente inpraticabili rotonde, marcare una corsia per le bici, con una colorazione diversa, linee spesse, bianche, a tratti nei punti in cui le macchine potrebbero attraversare, cordoli o bande sonore, potrebbe essere una soluzione facilmente attuabile. Il fatto che l’automobilista si trovi ad attraversare una corsia colorata attira la sua attenzione suggerendo prudenza in presenza di ciclisti. Le linee tratteggiate avvisano il ciclista del pericolo di attraversamento della corsia da parte delle auto.
Un semaforo regola il traffico delle macchine che scendono da Viale Borri e salgono da Via Gasparotto. Il tratto in discesa è poi meno impegnativo, potendo mantenere i cliclisti velocità maggiori. Anche se non si può parlare di tratti più sicuri, questi sono certamente meno pericolosi.

mercoledì 28 novembre 2007

Analisi dei punti pericolosi di Viale Borri


Questa notte sono salito per viale Borri. Il buio, la velocità delle macchine e praticamente nessun pedone mi hanno permesso di percorrere tutto il tratto in salita passando sul marciapiede sul margine sinistro della strada, senza dovermi preoccupare dei semafori e delle macchine, preoccupandomi solo di una fitta serie di ripide rampe e pavimentazioni sconnesse.Di giorno la musica cambia. Il traffico è intenso e lento (anche se le auto percorrono brevi tratti a velocità sostenuta) certo non si può pensare di passare sul marciapiede.
Ho iniziato l’analisi con il mio secondo strumento di indagine, il computer, internet e la fotografia digitale.
Ci sono una serie di punti particolarmente critici per la pericolosità. Per concedere lo spazio del viale anche alle bici devono essere neutralizzati i pericoli.

Proverò a proporre qualche soluzione per gestire lo spazio in modo attuabile, tecnologicamente ed economicamente.
Dai frequentatori del blog mi aspetto, commenti, critiche, suggerimenti, sostegno.
Pedalate gente, pedalate.

sabato 10 novembre 2007

Viale Borri, primo tracciato di studio.



Ingresso alla città da Sud. Da Largo Flaiano arriva a Bizzozzero, continuando poi per Lozza e scendendo fino al Ponte sul Vedano.
Inizio da questo tracciato per alcuni buoni motivi.
Comincio dagli elementi di attrazione del traffico. Lungo il suo percorso si costeggiano: molte zone quasi esclusivamente residenziali e densamente abitate (ci sono anche insediamenti di edilizia economica e popolare); l’ospedale del Circolo; due chiese con grande bacino di utenza; scuole; esercizi commerciali di grandi dimensioni; un grande insediamento industriale.
Le criticità di questo tracciato sono: punti nodali molto pericolosi da attraversare (ad esempio Largo Flaiano ed il bivio con via Gasparotto); strada con lunghi tratti in pendenza; velocità elevate delle autovetture; traffico fermo nelle ore di maggior traffico; qualità della sistemazione della sede stradale incostante (tratti in cui il ciglio della strada non è definito); qualità dei marciapiedi incostante (quando non mancano completamente); sede stradale dedicata esclusivamente al traffico veicolare, solo in qualche caso ci sono piazzole per i mezzi pubblici, nessuna corsia riservata, nessuna corsia per biciclette; mancanza di parcheggi e di aree di sosta.
Per la densità abitativa, i centri di attrazione del traffico e la pericolosità, questo percorso potrebbe meritare qualche attenzione in più. Qualche accorgimento potrebbe incrementare la sicurezza di qualche avventuroso o atletico ciclista e convincerne potenziali, scoraggiati dalle scarse possibilità di percorrere incolumi questo viale.

mercoledì 7 novembre 2007

Un piede sul pedale ed uno per terra

Varese non è una città in piano. Ci sono salite e discese a scoraggiare i ciclisti. Il clima non è dei più miti, durante l'inverno. Ci sono poi problemi altrettanto concreti: i fondi; l'opportunità politica.
Un intervento sulla ciclabilità cittadina si presta facilmente alla strumentalizzazione. Si può vendere come risultato, può giustificare spese in nome del rispetto per l'ambiete. I mezzi di comunicazione sostengono le tesi del politico a favore o di quello contro. Il cittadino, in genere, si schiera acriticamente dalla parte di chi sostiene. Quando parli con il politico ti racconta tutto quello che ha fatto.
Nell'immagine c'è il mio principale strumento di indagine, la bici. Provando a percorrere le strade di Varese, da condividere con il prepotente automobilista ed il fragile pedone, leggi le linee bianche sull'asfalto grigio (quando non sono sbiadite) e cerchi di interpretare le intenzioni ed il punto di vista del progettista che le ha posizionate.
Si dovrebbe parlare di strategia della mobilità, si dovrebbe parlare di rete di percorsi ciclabili coerenti. Restiamo con un piede per terra, ma l'altro mettiamo sul pedale. Strade, incrocio, percorsi, aree pedonali ed a scarso traffico potrebbero, con pochi ed economici accorgimenti, essere più ciclabili.
Come disporre corsie, attraversamenti, rastrelliere, è quello che vorrei capire e proporre. Vorrei fare proposte, concrete, ricevere commenti, suggerimenti, indicazioni. Questa è la funzione di un Blog.

mercoledì 24 ottobre 2007

Progettazione partecipata


Solo qualche anno fa non esistevano i Blog, uno strumento in più per fare progettazione partecipata, senza incontrarsi fisicamente e lasciando traccia di quanto scritto nei post e nei commenti.
"La progettazione partecipata affonda le sue radici nel periodo che va tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo ad opera di Patrick Geddes. Nel suo Cities in Evolution, Geddes teorizza uno strumento di risanamento e pianificazione della città e del territorio in maniera ecologica, generando matrici ove compaiono “luogo”, “gente” e “lavoro”. Inoltre sperimenterà diverse volte recuperi urbani partecipati, come, ad esempio, la trasformazione di un vecchio palazzo in residenze per studenti che si autogestivano"